capsule digitale

Chi siamo?

Lucrezia Calabró Visconti, Fabiola Fiocco, Corinne Mazzoli, Annalisa Pellino, Alessandra Saviotti, Clara Scola

Baci da AWI è un viaggio lungo la Penisola per raccontare come le lavoratrici e i lavoratori dell'arte e della cultura si muovono nell’attuale scenario economico e politico italiano. Ma chi c’è dietro al lavoro di Art Workers Italia e quali sono gli strumenti a disposizione degli e delle associate? Alcune socie fanno il punto a tre anni dalla fondazione dell’associazione

Presentazioni

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Fabiola Fiocco: Ciao a tutte e tutti, benvenuti alla prima puntata del podcast “Baci da AWI”, un progetto editoriale di Art Workers Italia per la capsule digitale del Giornale dell’Arte. “Baci da AWI” racconta come le lavoratrici dell’arte e della cultura si muovono nell’attuale scenario economico e politico italiano. È un contenitore di pratiche di resistenza ed esperienze che raccoglie contenuti crossmediali – podcast, interviste, saggi brevi e appunti di viaggio in forma audiovisiva – realizzati dalle socie di AWI insieme ad associazioni, organizzazioni e persone alleate. Abbiamo pensato a un diario di viaggio che tocca diverse regioni della penisola per restituire una fotografia del paese reale da nord a sud, tra centro e periferia, che mette in discussione le narrazioni dominanti e anacronistiche che vedono l’Italia come un luogo meraviglioso ma immobile.

Alessandra Saviotti: “Baci da AWI” è un toolkit aperto assemblato collettivamente per orientarsi nel settore dell’arte contemporanea e immaginare altri modi di praticare il lavoro culturale e artistico. Fino a giugno 2024 ospiteremo lavoratrici, lavoratori, attiviste e attivisti per parlare del tema del lavoro artistico e culturale contemporaneo, in particolare analizzando gli strumenti che le lavoratrici dell’arte possono utilizzare per orientarsi nel settore. Prima di cominciare è però necessario capire da dove si parte e per questa prima puntata abbiamo dunque voluto sederci con alcune socie di lunga data di Art Workers Italia per parlare dell’associazione, del nostro percorso e degli strumenti che sono stati elaborati da tre anni a questa parte. Io sono Alessandra Saviotti, curatrice e ricercatrice di base ad Amsterdam e sono qui con Fabiola Fiocco...

[F.F.]: curatrice, e vivo tra Edimburgo e Roma. Benvenute ad Annalisa Pellino, Clara Scola, Lucrezia Calabrò Visconti e Corinne Mazzoli. Vorremmo iniziare chiedendovi di dirci in poche parole come siete entrate a far parte di AWI e cosa ha rappresentato per voi questa esperienza finora. 

[Corinne Mazzoli]: Ciao, mi chiamo Corinne Mazzoli, sono un’artista visiva, vivo e lavoro principalmente a Venezia. Sono parte di AWI dall’inizio, quindi dai primi mesi di raggruppamento online durante la pandemia da Covid e sono socia AWI da quando l’associazione è stata avviata. Durante la pandemia c’era una fondamentale necessità di aggregarsi e di risolvere problemi, ma anche di sentire la vicinanza delle persone, degli altri art workers che potessero essere insieme solidali nelle problematiche che stavamo vivendo durante la pandemia. Problematiche che esistevano già in precedenza, ma che sono state accentuate dalla crisi in atto. AWI è importante ed è stato importante, per me personalmente per tanti motivi e credo che sia un passo fondamentale nell’arte contemporanea italiana. 

[Lucrezia Calabrò Visconti]: Io sono Lucrezia Calabrò Visconti e lavoro come curatrice a Torino in un museo. Anche io faccio parte di AWI proprio dal nucleo fondativo iniziale. Diciamo che l’altra urgenza, per aggiungermi a quello che ha detto Corinne, è stata quella di sentire la mancanza di un gruppo che potesse tutto insieme fare pressione politica rispetto a chi lavora nell’ambito dell’arte contemporanea, come ne esistono in tante altre professioni e come esistono in altre nazioni oltre a quella italiana per chi lavora invece nel nostro settore. Ciò che ha rappresentato questa esperienza per me fin dall’inizio è stata l’importanza di rendere politiche e pubbliche delle mancanze, delle problematiche, delle istanze che fino a prima restavano spesso non dette, private... E quindi, in qualche modo, evidenziare una natura sistemica dei problemi che abbiamo nel nostro settore.

Da questo punto di vista le indagini di settore che abbiamo portato avanti ormai un anno e mezzo fa hanno dimostrato che ci sono delle questioni sistemiche e dei problemi come il precariato, la deregolamentazione del nostro lavoro, lo sfruttamento, la parcellizzazione dell’impiego, che sono veramente diffusi. Soltanto per dire un piccolo esempio di quello che questa prima indagine di settore nell’ambito dell’arte contemporanea ha dimostrato: la stragrande maggioranza di chi lavora nel settore dell’arte contemporanea in Italia ha un grado di formazione molto elevato, spesso ottenuto all’estero, e questo convive in realtà con redditi che per quasi la metà dei casi sono poco al di sopra della soglia di povertà. Quello che ci ha insegnato AWI è che essere insieme è fondamentale perché siamo tutte quasi sempre nella stessa situazione. 

[Clara Scola]: Ciao a tutte e tutti, io sono Clara Scola, lavoro come curatrice freelance e allestitrice, ho base a Milano e anch’io come Corinne e Lucrezia faccio parte di AWI dalla fondazione, quindi primo maggio 2020, ma ho assistito alla creazione del gruppo online. All’inizio, quando sono entrata, ero ancora studentessa, frequentavo l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e quindi il mio volere è stato più per capire qual era il mondo lavorativo che mi aspettava. Nonostante i precedenti stage, chiaramente curricolari e sottopagati, non avevo idea di che cosa mi aspettava per il futuro. AWI è stato un gruppo fondamentale per avere più chiare le idee su quali sono i miei diritti e che cosa mi sarebbe aspettato. 

[Annalisa Pellino]: Ciao, mi chiamo Annalisa Pellino e sono una ricercatrice. Vi parlo da Napoli anche se vivo a Torino dove nel 2020 è iniziata la mia storia con AWI, spinta dal bisogno e dal desiderio di far parte di una comunità di pratiche e di pensiero in grado di immaginare un sistema del contemporaneo più sano e intelligente, meno elitario, sostenibile e rispettoso della dignità del lavoro delle persone. Ma soprattutto politicamente più consapevole. A distanza di tre anni e al netto di tutta una serie di difficoltà che ritengo comunque fisiologiche in questo tipo di percorsi, posso dire che per quanto faticoso sia stata e continua a essere, AWI è un serbatoio di esperienze e incontri stimolanti, sia sul piano professionale che umano, che hanno risposto a vario titolo a diverse domande; oltre a essere un’occasione di formazione politica fatta sul campo.

[F.F.]: Anche se siamo in questa doppia veste di moderatrici, siamo anche socie di lunga data e quindi vorrei chiedere anche ad Alessandra di rispondere a questa domanda. 

[A.S.]: Sì, grazie Fabiola. Io vivo ad Amsterdam, ma vengo spesso in Italia, principalmente in Romagna. Anch’io ho preso parte ai lavori di AWI sin dal 2020, quindi credo esattamente qualche settimana dopo che il gruppo Facebook era stato attivato. Molti mi hanno chiesto: "perché hai deciso di partecipare così attivamente ai lavori dell’associazione anche se non vivi principalmente in Italia?". In realtà, come diceva Annalisa, il confronto all’interno del gruppo sin dall’inizio, poi appunto da tre anni a questa parte, è la cosa più stimolante che può capitare all’interno delle mie giornate. Però, appunto, dal momento che le condizioni lavorative nel contesto dell’arte contemporanea in Italia, ma non solo, sono ancora estremamente precarie, non regolamentate… Perché anche nel contesto olandese, che conosco principalmente, le cose vanno un po’ meglio ma non così bene... Il fatto che un gruppo di lavoratori e lavoratrici dell’arte possa immaginare un nuovo sistema o che possano facilitare le condizioni e le relazioni di lavoro del settore, mi sembrava un bel progetto al quale partecipare. Per cui, sempre con molto entusiasmo, nonostante a volte i carichi di lavoro volontario che viene fatto, partecipo ancora con molto entusiasmo. Fabiola?

[F.F.]: Anch’io, un po’ come tutte noi che siamo qui oggi, sono entrata dentro AWI dalla fondazione, quindi dal gruppo Facebook, da quando eravamo ancora un po’ confusi... e attivi in modo poco organizzato. La cosa interessante è che AWI è nata nel momento in cui avevo appena deciso di ristabilirmi in modo permanente in Italia, nonostante poi ci siano stati altri cambiamenti che mi hanno fatto continuare ad essere mobile. Che aggiungere? AWI sicuramente per me è stato un luogo di confronto, di partecipazione; è un modo per me fondamentale di rendere concreta la mia attività teorica e quindi cercare di fare esperienze, di mettere a frutto quello che leggo e studio nella mia pratica di ricerca... e rendere tutto reale, anche incanalare quella rabbia, quella frustrazione che spesso ci rende stanchi, esausti e ci fa perdere di vista ciò che invece è possibile fare, anche quando pensiamo che non lo sia e che non ci siano altre possibilità e altre strade. Quindi forse aggiungerei solo questo: la possibilità di avere una comunità attiva e che ti segua anche nel momento in cui non riesce ad avere una posizione fissa, come spesso accade nel settore in cui lavoriamo.

L’azione politica

10:40

[A.S.]: Ok, grazie a tutte. Allora entriamo un po’ nel vivo della conversazione. Come dicevamo, questa è la prima puntata di “Baci da AWI”, per cui ci tenevamo a fare una sorta di presentazione o comunque di conversazione che potesse presentare alcuni degli strumenti che abbiamo messo a disposizione dal 2020 a questa parte... AWI porta avanti la sua azione politica su diversi piani, dal locale al transnazionale e dalla formazione all’intervento politico. Volevo chiedere ad Annalisa se le va di parlarci del lavoro a livello politico e legislativo che è stato fatto sino ad ora.

[A.P.]: L’azione politica è sicuramente una delle tre aree fondamentali attraverso cui si articola il lavoro di AWI, accanto alla formazione, alla ricerca e all’elaborazione di modelli e strumenti utili anche in un sistema diciamo… non ancora perfetto purtroppo, ahi noi. Di cosa parliamo quando parliamo di azione politica? Parliamo innanzitutto dell’uscita da una condizione di invisibilità che ha luogo attraverso la pressione sulle istituzioni e sui policy maker, affinché aggiornino i propri strumenti anche dal punto di vista linguistico e concettuale, per tararli sui nostri bisogni e sui problemi reali posti dal lavoro nel settore culturale, artistico e creativo.

Nello specifico a partire dal 2021, ad esempio, abbiamo elaborato con la settima Commissione cultura e l’undicesima Commissione lavoro del senato diverse proposte di modifica e integrazione su vari disegni di legge che poi attraverso tutta una serie di integrazioni, aggiustamenti, modifiche hanno portato all’attuale legge che disciplina il lavoro nel settore artistico e creativo. Questo accadeva già nel 2021 e soprattutto teneva conto delle raccomandazioni UNESCO e della risoluzione del Parlamento europeo del 2007 sullo statuto sociale dell’artista. Quindi in qualche modo attraverso la nostra azione invitavamo i policy maker a tener conto di queste raccomandazioni e ad aggiornarsi a distanza di poco più di un quindicennio. Non solo, è un’azione che ci vede tuttora impegnate: ad esempio, in questo momento stiamo lavorando sui decreti attuativi, affinché anche le art workers siano incluse in tutta una serie di tutele e di azioni previdenziali già previste per altre categorie del lavoro precario. Si pensi ad esempio ai lavoratori e alle lavoratrici dello spettacolo e a tutta una serie di misure come quella fondamentale sul reddito di discontinuità.

Naturalmente queste sono tutte informazioni disponibili sul nostro sito insieme all’indagine di settore che citava prima Lucrezia e a tutta una serie di altri strumenti come una guida ai compensi minimi raccomandati e una serie di modelli di contratto elaborati in collaborazione con l’avvocata, docente e giurista dell’arte Alessandra Donati, che le socie e i soci di AWI possono utilizzare a seconda delle proprie esigenze. In tutto sono disponibili cinque modelli di contratto. Mentre la guida ai compensi minimi raccomandati è uno strumento fondamentale che AWI ha elaborato a partire dal confronto con altri sistemi utilizzati per determinare un compenso equo in vari Paesi europei e non, dai Paesi Bassi alla Svizzera, dal Regno Unito agli Stati Uniti; ed è appunto uno strumento utilissimo che viene aggiornato periodicamente e che oltre a una tabella con i compensi minimi raccomandati contiene addirittura un glossario e una checklist di buone pratiche, utilissima per capire come approcciarsi con la committenza, soprattutto se si è all’inizio della propria carriera.

Lo Sportello

15:01

[A.S.]: Benissimo, grazie Annalisa per questa panoramica di alcuni degli strumenti a disposizione degli associati e delle associate. In questi tre anni di attività – ma anche prima parlando con le nostre colleghe, i nostri colleghi e con gli studenti e le studentesse durante i seminari o le lezioni che abbiamo fatto in questi anni in giro per l’Italia – ci siamo accorte che manca spesso una conoscenza di base degli strumenti e dei diritti.. e che l’accesso ai professionisti che siano competenti in un settore così complesso come quello artistico è spesso molto molto difficile. Per questo motivo da più di un anno stiamo sperimentando con il servizio dello Sportello, quindi chiederei a Clara se ti va di raccontare come funziona e come si fa ad accedervi.

[C.S.]: Certo, il servizio di Sportello, che da più di un anno mettiamo a disposizione, nasce per dare un primo supporto legale alle lavoratrici e ai lavoratori dell’arte contemporanea che sono spesso lasciate sole e senza conoscenza delle modalità di accesso ai professionisti. Il servizio è dedicato esclusivamente alle socie di AWI e ha lo scopo di mettere in contatto le lavoratrici con i professionisti che sono convenzionati con l’associazione... Professioniste come avvocate, commercialiste, consulenti del lavoro. Lo Sportello agisce con diverse modalità: innanzitutto il primo contatto avviene attraverso la mail awi.sportello@gmail.com, dove riceviamo settimanalmente moltissime richieste da parte di tante persone. Sulla base delle problematiche che leggiamo, rispondiamo con informazioni adeguate e opportune e le inoltriamo successivamente alle professioniste convenzionate per ottenere un incontro diretto. Una volta effettuato il primo colloquio – che può anche risolversi con la mail magari perché la questione è molto più semplice di quanto si pensi – il lavoratore o la lavoratrice iniziano a entrare in contatto diretto con l’avvocato o il commercialista che ha individuato la soluzione al problema dedicato. Faccio comunque presente che le convenzioni con le professioniste vengono attivate formalmente solo dopo il primo contatto personale e dopo l’accordo preso con la diretta interessata sulla convenzione possibile.

Un altro strumento che abbiamo deciso di istituire e che si è rilevato estremamente utile è Sportello Live che consiste in una serie di incontri periodici con le nostre consulenti. Gli incontri vengono cadenzati più o meno ogni tre mesi e sono strutturati sulla base di un Q&A, quindi domande e risposte. Solitamente le domande vengono raccolte, soprattutto quelle più comuni, tramite mail e poi poste in modo anonimo a tutte le partecipanti dell’incontro online. È inoltre possibile sottoporre in diretta le domande non previste ai consulenti. Tutte le domande che riceviamo, a cui poi riusciamo a dare delle risposte concrete, quindi oggettive e utili collettivamente, vengono inserite all’interno del nostro sito www.artworkersitalia.it, sotto la pagina Faqwork. Faccio notare il divertente gioco di parole "F-A-Q"... Possono poi essere consultate da chiunque acceda alla pagina, quindi il servizio di Faqwork non è dedicato esclusivamente alle socie e ai soci. Poi, in ultimo, continuiamo a lavorare in modo super attivo, con continuità, per ampliare la rete in modo capillare, soprattutto a livello nazionale... e quindi stiamo cercando di costituire una mappa nazionale di professioniste e professionisti convenzionati con AWI che potranno fornire servizio diretto fisicamente, oppure online, alle nostre socie. Il nostro supporto ha chiaramente un limite e prevalentemente si limita alle problematiche riscontrate all’estero e a quelle relative a recupero crediti che non possiamo gestire noi direttamente. Invito ovviamente chi è una lavoratrice o un lavoratore dell’arte a scrivere ad awi.sportello@gmail.com, ma invito anche avvocate, commercialiste, consulenti del lavoro a iscriverci per collaborare con noi. 

Il lavoro con le istituzioni

19:50

[F.F.]: Grazie mille Clara per averci ricordato che siamo serie ma anche “simpa” e per averci parlato di questo sportello che si sta rivelando molto complesso ma anche molto urgente e importante. Dal momento che l’attività di AWI si rivolge a tutto il settore, per cui non solo agli individui ma anche alle istituzioni, come per esempio i musei, vorrei invece chiedere a Lucrezia se vuole raccontarci come sono stati coinvolti questi enti nella creazione di una sorta di ecologia del settore.

[L.C.V.]: Grazie Fabiola. Sì... diciamo che i musei, tra le altre istituzioni, sono stati tra i primi interlocutori che abbiamo avuto e che abbiamo cercato, perché comunque sono tra quelle istituzioni che dovrebbero o che hanno tutto l’interesse di salvaguardarci e salvaguardare chi lavora in questo ambito... e addirittura una delle prime attività che avevamo fatto quando ancora ci stavamo solo costituendo come gruppo era stato richiedere delle modifiche puntuali a uno strumento che era di Amaci, dell’Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani... che era un vademecum che registrava delle modalità operative che ritenevamo anacronistiche e comunque inammissibili. Quello a cui ha portato questo primo sguardo e richiesta su questo documento è stato un rapporto con Amaci, che poi si è portato avanti negli anni, non solo di pressione ma anche di consulenza... Una sorta di autoformazione e formazione in cui abbiamo individuato dei principi etici, normativi, fondamentali da seguire e da perseguire tutte insieme come settore e di cui le istituzioni si facessero in qualche modo portatrici sposandoli. Tra l’altro quest’anno questo strumento, il vademecum, è cambiato completamente, ovviamente anche grazie ai direttori di museo e alle direttrici che hanno deciso di farlo.

Diciamo che grandissima parte di quello che fa AWI rispetto alle istituzioni è un’attività di sensibilizzazione e di formazione/autoformazione... A questo proposito, un’altra cosa che facciamo e abbiamo fatto fin dall’inizio del nostro operato è iniziare delle conversazioni con istituzioni che si comportano in modo poco etico, spesso sulla base di segnalazioni che arrivano proprio ad AWI... così da iniziare una conversazione costruttiva con queste istituzioni, mostrando altri modelli che magari non conoscono o che hanno deciso per altri motivi di non implementare... che sono già stati utilizzati con successo da istituzioni italiane o internazionali, e perciò che possono essere sicuramente ristrutturati e adattati al contesto della singola istituzione italiana... Questo ovviamente nel migliore dei casi, nel peggiore dei casi ci siamo trovate anche a fare delle lettere aperte, dei veri e propri call out rispetto a delle problematiche del settore. Anche in questo caso la cosa che è stato bello rilevare è l’efficacia di queste azioni, quindi l’idea che effettivamente ci sia stata lentamente la costruzione di una sorta di coscienza etica condivisa rispetto ad alcune pratiche che un tempo, quando abbiamo cominciato, erano non solo prassi ma quasi consigliate talvolta, tipo il non pagare una fee alle artiste e agli artisti che vengono coinvolti nelle mostre... Io adesso penso che questa prassi sia impensabile per la maggior parte delle istituzioni e per la maggior parte delle artiste e artisti, quindi diciamo che sia a livello istituzionale... che anche a livello ministeriale, tra l’altro, rispetto ai bandi che vengono proposti dal ministero c’è tantissimo lavoro da fare, questo assolutamente va sottolineato... Devo dire però che da parte nostra penso ci sia una certa soddisfazione nel percepire un ascolto, e cioè una sensibilizzazione avvenuta. 

Ultimissima cosa rispetto ai musei... Una cosa che abbiamo implementato quest’anno e che continueremo ad accrescere, è il fatto che in molti musei italiani adesso si possa entrare gratuitamente esibendo la tessera di associazione di AWI. È essenziale spiegare che questo per noi è un gesto importante non tanto per dare un servizio speciale a chi si associa ad AWI, ma proprio come un gesto dal valore politico. Entrare gratis nei musei fa parte di tutte quelle attività che rendono lavorare nel nostro settore un lavoro. Fare arte vuol dire fare un lavoro e questo diciamo è l’obiettivo a cui vogliamo giungere con questo genere di azione.

I gruppi territoriali

24:45

[F.F.]: Grazie mille Lucrezia, come abbiamo ricordato all’inizio AWI nasce come un’associazione che vuole lavorare sul piano nazionale, transnazionale ma anche sul piano locale. Anche da questa idea nasce “Baci da AWI”, quindi cercare di rimettere in luce una rete di alleanze e di collaborazioni che esistono e che vorremmo far crescere sul piano appunto nazionale e locale. E su questo tema vorrei chiedere invece a Corinne, che è coinvolta in prima persona, se le va di descrivere come è nato il gruppo Veneto, uno dei gruppi territoriali più attivi all’interno di AWI, e quindi raccontarci sia come vi siete attivati ma anche su cosa. 

[C.M.]: Il gruppo Veneto è nato poco dopo la nascita di AWI... per necessità: appena tutto si è riaperto e abbiamo ricominciato lentamente a prendere vita dopo la pandemia, AWI è stata coinvolta in varie manifestazioni soprattutto in ambito territoriale. Le altre lavoratrici e lavoratori di altri settori, principalmente dello spettacolo ma non solo, ci hanno invitato a partecipare a manifestazioni in piazza e ad altri eventi sin dalla fine del 2020 e per tutto il 2021. AWI ha anche sostenuto battaglie di lavoratori e lavoratrici in determinati settori... per esempio all’interno della Biennale c’erano state delle problematiche per persone che non riuscivano ad accedere alla mostra per questioni di Green Pass. AWI ha supportato queste persone scrivendo direttamente alle istituzioni locali: questa è stata una prima mossa che ci ha dato modo di iniziare a dialogare anche con le istituzioni regionali. 

Da fine 2022 abbiamo iniziato a parlare con la Regione Veneto, in primo luogo con la consigliera regionale Elena Ostanel. Abbiamo tentato di proporre alcune pratiche da inserire all’interno delle proposte della Regione Veneto, tra le quali c’era l’idea di allocare una parte dei fondi per la cultura alla produzione di nuove opere, ad esempio per artisti, o alla curatela, oppure l’istituzione di una collezione d’arte contemporanea nella Regione Veneto... quindi l’impegno da parte della Regione di acquistare annualmente o biennalmente opere e mostrarle nelle loro sedi. Questa proposta nasceva in rapporto all’azione che aveva portato avanti la Regione Emilia Romagna nel 2020, che appunto aveva fatto un bando di acquisizione di opere per supportare gli artisti e le artiste. 

Un’altra richiesta che abbiamo avanzato sono prezzi calmierati per gli affitti o per locali sfitti ad uso studio d’artista. Queste richieste sono state ascoltate e verranno implementate dalla Regione... chiaramente con tempistiche istituzionali, quindi alcune cose avverranno nel piano del 2023 e altre saranno presentate per il piano triennale 2025-2027. Per avviare queste procedure c’è stato richiesto il peso della nostra categoria in Veneto, quindi quanti siamo in Veneto. In questa occasione abbiamo deciso di fare un censimento per capire quante persone, quanti art workers erano attivi sul territorio veneto. Grazie a tutte queste movimentazioni, a queste procedure e al costante dialogo con la Regione abbiamo appena fatto uscire questo bando di acquisizione opere d’arte che trovate sul sito della Regione Veneto. È un piccolissimo passaggio che dimostra che con il dialogo possiamo ottenere qualcosa. Di sicuro abbiamo un mare davanti ancora più grande da navigare, però intanto già piccole cose sono state fatte. Vi ringrazio intanto...

[A.S.]: Grazie Corinne, grazie a tutte. Speriamo di aver dato qualche elemento aggiuntivo a chi sente parlare di AWI per la prima volta all’interno di questo podcast. Trovate tutte le informazioni e gli strumenti di cui abbiamo parlato sul nostro sito www.artworkersitalia.it e ovviamente potete trovare anche le informazioni su come associarvi per il 2024. Dal momento che Art Workers Italia è un’associazione, per dimostrare il vostro supporto il miglior modo è sempre quello di associarsi. Nelle prossime puntate ci concentreremo meglio su alcune tematiche specifiche attraverso un dialogo con altri e altre ospiti, quindi a presto, e baci da AWI.

Montaggio audio di Federico Chiari

Lucrezia Calabró Visconti, Fabiola Fiocco, Corinne Mazzoli, Annalisa Pellino, Alessandra Saviotti, Clara Scola

Fabiola Fiocco è una ricercatrice e curatrice. Corinne Mazzoli è un'artista visiva. Annalisa Pellino è ricercatrice e assistente alla didattica presso l’Università IULM. Alessandra Saviotti è una ricercatrice in pratiche artistiche socialmente impegnate. Clara Scola è curatrice indipendente e art handler per diverse istituzioni artistiche. Lucrezia Calabrò Visconti è curatrice e art writer, capo curatrice di Pinacoteca Agnelli. Dal 2020, sono socie fondatrici di Art Workers Italia.

Nota