Sono fatti miei

Cara AWI,

Premetto che essendo della bilancia con ascendente bilancia mi costa molto scrivere alla posta del cuore. Come potrete immaginare, ho valutato molto bene prima di farlo, ma eccomi qui.

Lavoro come curatore indipendente da quasi una ventina d’anni, con un discreto riconoscimento al di fuori del mio paese d’origine e da poco meno di un anno sto collaborando con un’istituzione del nord-est dell’Italia. A progetto già approvato ed avviato, artisti/e già invitati/e e discussione sul budget già avvenuta, mi è stato detto dalla direzione che la fee agli artisti non verrà corrisposta se non per una nuova produzione, perché l’occasione di visibilità in un contesto privilegiato che questa istituzione rappresenta dovrebbe bastare.

Alla domanda di spiegazioni su come – secondo la direzione – gli artisti possano campare, la risposta è stata: “Se una persona decide di diventare artista, sono fatti suoi”. Rimango perplesso per la citazione diretta a Raz Degan, però vorrei domandarvi: Chiedere che vengano rispettati i diritti di base del lavoro artistico è davvero solo un fatto privato?

Grazie,

Un curatore italiano