capsule digitale

Si, ma lə altrə?

Mittente: Una curatrice italiana

Destinatario: Il curatore del nord-est

Se, come ci dice giustamente Sarah Jaffe, il lavoro non ti ama, cosa fare con questo cuore spezzato? Scrivi ad AWI <3 Raccontaci in forma anonima le tue peripezie amorose tra committenti impazienti e istituzioni che ti ghostano, i continui tira e molla riguardo budget, produzione e rimborsi, i pomeriggi passati a guardare quel telefono aspettando un suo bonifico, delle notti insonni pensando al vostro futuro insieme mentre cerchi di capire come funziona la partita IVA. Noi saremo qui a leggerti, ascoltarti e a farti sentire meno solə. Contattaci scrivendo ad awi.segreteria@gmail.com.

Cara AWI,

Lavoro nel settore da una decina d’anni, collaborando come freelance con istituzioni, festival e testate specialistiche. Sono una curatrice, coordinatrice di progetti, scrittrice ed editor. Gli ottimisti mi definirebbero “una figura eclettica”, io invece so che sono tutto questo perché non posso permettermi (economicamente) di fare una cosa sola.

Vorrei rispondere alla lettera del curatore italiano, in merito all’annosa questione “fee per lə artistə”. Non possiamo fingere che questa non sia spesso la prima voce di budget a essere eliminata e concordo che non è più sostenibile ragionare in questi termini.

Penso però che sia doveroso portare l’attenzione anche sulle condizioni economiche di altrə liberə professionistə del mondo dell’arte: curatorə, giornalistə, editor… Spesso e volentieri più sottopagatə dellə artistə, soggettə a una pressione costante dovuta alle aspettative, alla politica dei favori e alle infinite richieste di aiuto e feedback da parte dellə artistə che si affidano a noi per crescere, emergere e farsi conoscere.

Forse si dovrebbe ragionare seriamente sulla precarietà in cui lavorano quelle figure a cui è demandata una fetta importante del nostro settore (l’organizzazione, la diffusione, la comunicazione), senza cui il lavoro dellə artistə non sarebbe presentato, recensito, e veicolato al pubblico. Finché non si farà una riflessione seria su questo aspetto, il sistema dell’arte continuerà a essere lo specchio della classe privilegiata, dove a decidere chi e come viene esposto avrà alle spalle un’esperienza ben distante da quella dellə artistə che dice di sostenere.

Grazie,

Una curatrice italiana
 

Posta del Cuore

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